Le tecniche e gli effetti della chitarra elettrica


Le Tecniche della chitarra elettrica.
Avendo studiato per un bel po' le tecniche della chitarra elettrica ve ne elenco alcune veramente belle.

1) Bending (1/2 Tono e 1 Tono)

La tecnica del Bending consiste nel tirare una corda verso il basso o verso l'alto mentre si tiene premuta una volta diteggiata:
Facendo questo la nota suonata aumenta o diminuisce di mezzo tono.
Ad esempio anche in un assolo se suoniamo la nota [E] al V tasto della seconda corda applicando il Bending possiamo fare uno ''smusso'' e arrivare alla nota che ci interessa... in questo caso il [F], [F#]etc.
Stessa cosa per il Bending ad 1 tono però alzando una tono intero tutto.

2)Vibrato rock.
Ti senti una rockstar? Questo fa al caso tuo!
Muovendo la corda in senso perperdicolare alla disposizione della corda stessa si ottiene una lieve variazione di intonazione. Ciò si potrà ottenere anche tramite l'uso della leva.

3)Palm Mute.
Suonare con il palmo appoggiato alle corde per riprodurre un suono sordo ma intonato. (ottimo per gli intro)
Lasciare pian piano le corde per fare un effetto scala volume.

4)Tremolo.
Suonare la nota [A] il più velocemente e leggermente possibile usando anche la leva per aggoiungergli un effetto (WAH)
Infine ce ne sono molte altre di tecniche che adesso non so ancora se volete aggiungerne voi delle altre sarò molto felice.

GLI FX

Ecco tutti i vari effetti esistenti fino ad oggi applicabili sulla chitarra elettrica.

Riverbero (Reeverb).
Uno degli effetti più conosciuti nella storia della musica.
Questo effetto ricrea il proprio suono in un ambiente virtuale come se suonassimo la nostra chitarra o altro strumento in una camera vuota come ad esempio in una chiesa (Ma non suonate mai una chitarra elettrica in una chiesa si arrabbierebbero a bestia :pd:).
Naturalmente sono regolabili tante cose su questo effetto come la percentuale presente e la diffusione.

Eco ribattuto o meglio (Delay).
Questo effetto ripete più volte un suono con una frquenza di tempo superiore anche al 100 millisecondi.
In questo effetto è possibile regolare il volume del suono originale e il volume del suono che verrà ripetuto (Un esempio molto carino è quello del delay al contrario ovvero il suono pian piano sale... come l'inizio di molte canzoni. ma in quel caso viene usata semplicemente la regolazione del volume dal master.

Chorus.
Crea un effetto simile ad un coro dove ogni frequenza ha una propria disposizione.
Il massimo le frequenze del Chorus sono 3 LFO1 LFO2 e LFO3 e in ogniuno di loro può essere deciso che valore dare ad ogniuno di loro.
Ad esempio io decido di mettere il Delay sul suono (questo presente sulla macchina stessa) e tu puoi regolare ogni LFO con una percentuale ad esempio:
LFO1 0% riproduce il suono originale.
LFO2 50% riproduce alcuni degli effetti immessi parzialmente.
LFO3 100% riproduce tutto ciò che è stato impostato.
PS: La percentuale non è altro che la parte della manovella delle varie LFO sulla macchina.
Una volta che si impara ad usare bene il chorus, già si possono fare canzoni a livelli elevati naturalmente dopo una buona equalizzazione di tutto.

Flanger
Più forte del chorus poichè ha molti più effetti ma con gli LFO tutti uniti e ciò crea un effetto scissione di tutti gli effetti inseriti e questo ne ha molti di più poichè bisogna anche inserire altre impostazioni che riguardano lo stesso effetto.
Meno complicato ma molto più difficile da usare.

Phaser
Ora non si usa molto ma molte delle canzoni degli anni settanta alla fine degli anni 90 lo utilizzavano.
Praticamente questo effetto modifica il suono dandogli un effetto rotatorio.
Anche questo ha molte impostazioni sia stereo che sul suono modificato.
Niente da dire solo da ascoltare...

Distorsore
Obbligatorio per il metal e hard rock, il distorsore genera un suono più aggressivo molto simile agli altri amplificatori saturati ma non rispetta la dinamicità del suono della chitarra elettrica infatti viene usato molte volte il basso poichè le onde del suono della chitarra si uniscono ad esso creando un suono più amalgamato.
Assolutamente se si usa il distorsore bisogna usare l'equalizzatore perchè molti distorsori danno un bel po di problemi ai parametri delle chitarre.

Compressore
Senza ombra di dubbio un ottima macchina ma non si direbbe nemmeno un effetto perchè ha il compito di regolare l'attacco il volume centrale il sostegno e la chiusura del suono.
Non è un effetto ma è molto utile.

Equalizzatore
Il più importante fra questi effetti.
L'equalizzatore permette di migliorare il suono di qualunque strumento e di amargamarli alla perfezione.
senza l'equalizzatore infatti una batteria ed una chitarra o un pad insieme non potrebbero suonare bene su una canzone a gruppo registrata.
per fortuna per noi musicisti hanno creato anche il limitatore che permette di farlo senza troppi intoppi.
Ma un suono bene equalizzato non è come un limitatore; infatti un limitatore non può modificare le frequenze di un suono ma può solo fare in modo di metterli insieme senza uscire dalla norma acustica ovvero il volume del suono, infatti se due suoni su di un volume sono troppo alti si accavallano l'uno sull'altro e il limitatore fa in modo di tagliare ed incollare ad esempio su una chitarra una batteria una voce o una percussione.
Imparare ad usare bene un equalizzatore non è facile infatti anche i musicisti professionisti si fanno aiutare da esperti su questo campo per far suonare al meglio la loro musica.

Tipologie

Il suono di una chitarra elettrica, lo sanno tutti i chitarristi, è riprodotto grazie ai pickup che trasformano le vibrazioni delle corde suonate in impulsi elettrici, e successivamente indirizzato ad un amplificatore.
Ma la “personalità” del suono di una chitarra è legata a tanti fattori: la risonanza creata con il legno della chitarra, le dimensioni e le tipologie di corde utilizzate, lo spessore del plettro utilizzato, la tipologia o la marca di pickup, l’utilizzo di una plettrata al manico o al ponte, l’uso di amplificatori valvolari o a transistor, e così via.
Tralasciando tutti questi parametri, indubbiamente soggettivi, non c’è modo più semplice per alterare il suono di una chitarra che ricorrere ai cosiddetti “effetti chitarra”. Si tratta di dispositivi elettronici in grado di modificare il suono della chitarra elettrica agendo su parametri come il tono, l’intonazione, il volume, il sustain, e così via, praticamente alterando il segnale.
In commercio troviamo effetti per chitarre elettriche per tutti i gusti e tasche. Effetti che possiamo suddividere in 5 principali famiglie:
  • effetti di distorsione (distorsione, overdrive, fuzz e booster): si tratta di effetti che modificano in modo piuttosto netto il suono della chitarra distorcendo il segnale;
  • effetti di ambiente (Delay, Riverbero, eco): grazie a questi effetti è possibile riprodurre l’effetto che si ottiene suonando in particolari luoghi chiusi o aperti;
  • effetti di modulazione (Phaser, Chorus, Flanger, Vibrato, Tremolo): con questi effetti si producono variazioni sul segnale della chitarra di tipo ciclico;
  • effetti di dinamica (Compressore + limiter): con gli effetti di dinamica si modifica l’ampiezza del segnale, consentendo ad esempio una maggiore uniformità tra le singole note suonate e un aumento del sustain;
  • pedali d’espressione: consentono di controllare parametri come il volume delle note suonate, e vengono gestiti con l’azione continua o variabile del piede sulla pedaliera.
A questi effetti vanno aggiunti pedali come gli accordatori elettronici e gli equalizzatori grafici, i noise gates (eliminano e filtrano i rumori), gli switcher (usati per selezionare pedali o strumenti “on the fly”), i pitch shifter o pedali in grado di creare effetti ottava, ossia generare dei suoni una o più ottave sopra o sotto le note da noi suonate.
Come troviamo in commercio gli effetti per chitarra? Anzitutto sottoforma di piccoli pedalini, noti anche come “stomp boxes”. I pedalini sono acquistabili singolarmente e montano all’interno i circuiti analogici o digitali. Richiedono l’utilizzo di un alimentatore esterno da 9 volt o di batterie, e vanno montati in serie, collegandoli con cavi di qualità. L’effetto si attiva con una pressione del piede sulla pedaliera o su un bottone collocato sul box, e si disattiva con un’ulteriore pressione. Diversi pot presenti sul pedale consentono di modificare alcuni parametri del suono.
Un’altra possibilità sono i cosiddetti multieffetti, sistemi pratici e compatti che integrano un gran numero di effetti digitali tra cui molto spesso emulazioni dei grandi pedali “storici”. Tra i vantaggi dei multieffetti anzitutto la praticità (richiedono un solo alimentatore), poi i costi (molto ridotti, specialmente per le fasce amatoriali). Alcuni giudicano i circuiti analogici più “caldi” ed autentici dei prodotti digitali, ma come sempre affidiamoci al nostro orecchio per giudicare.
Una terza soluzione, solitamente privilegiata dai professionisti, è quella degli effetti a rack, utilizzata ad esempio negli studi di registrazione. Il rack case è un contenitore utilizzato per effetti, preamplificatori ed altre apparecchiature, nel quale sono “impilati” tutti i pezzi.

Il distorsore

Chi non salta in piedi al suono “cattivo” di una chitarra elettrica distorta? Tutta la storia della chitarra rock è indissolubilmente legata al distorsore, il re della musica “hard”, utilizzato per la prima volta da band storiche come i Rolling Stones o gli Yardbirds.
Oggi l’utilizzo del distorsore non è relegato alla sola musica rock ed affini, ma sconfina un po’ in tutti i generi, grazie anche alla varietà di modelli in commercio ed alla necessità di rendere “aggressivi” anche i brani pop. I distorsori sono dispositivi elettronici in grado di simulare un effetto evitato come la peste prima degli anni ’60, ovvero la saturazione del cono di un amplificatore in cui si immette un segnale a volume molto alto.
Nel caso degli stomp boxes o degli effetti per chitarra, la distorsione viene potenziata e arricchita di nuovi parametri. Ma l’effetto è sempre lo stesso, ovvero viene modificata la forma d’onda della nota. Alla categoria della distorsione appartengono effetti come il distorsore (classico), l’overdrive e il fuzz. Tutti alterano il suono originale, ma in modi diversi. L’overdrive, infatti, agisce sull’onda sonora all’ingresso, senza modificarne la forma ma aumentando il gain sul livello d’uscita del volume.
I pedalini per la distorsione, gli effetti a rack o i multieffetti presentano solitamente tre controlli base:
  • Gain (o dist): ovvero il potenziometro con il quale regolare la quantità di distorsione;
  • Tone:  il potenziometro che agisce sul tono della distorsione;
  • Level: che invece agisce sul volume.
I distorsori a rack spesso sono più ricchi di parametri, e consentono di gestire meglio le equalizzazioni. Ma non mancano modelli a pedale che integrano equalizzatori. La tipologia di distorsore che utilizzeremo varierà a seconda del sound che vogliamo ottenere e del genere che ci apprestiamo a suonare. Per un buon rock blues ad esempio sceglieremo un caldo overdrive, mentre per suonare metal andremo a cercare pedali più aggressivi e “taglienti” prodotti ad hoc. Ottimo invece il fuzz per creare sonorità sgranate tipiche nel rock anni ’70, o il RAT e il Big Muff per sonorità più “indie” e grunge.

Il delay

Un altro effetto tradizionalmente legato alla chitarra elettrica è il delay, termine inglese che sta per “ritardo”. Reso celebre da grandi performer come David Gilmour dei Pink Floyd o The Edge degli U2, quest’effetto consente di produrre un’ampia gamma di variazioni sul suono della chitarra sommando alle note suonate originali una o più ripetizioni (eco) delle stesse.
In commercio troviamo delay realizzati sia con tecnologia analogica che digitale. I primi delay erano costruiti con dei nastri magnetici esattamente come i registratori a nastro, ed ancora oggi sono tanti i nostalgici che preferiscono delay analogici (sicuramente più imprecisi ma a loro detta più “caldi”) ai più moderni ritrovati digitali.
Su un delay o un echo-delay troviamo in media i seguenti controlli:
  • Time: ovvero il tempo che trascorre tra una ripetizione e la successiva. Si può utilizzare questo parametro per regolare a tempo il delay con il brano che stiamo suonando;
  • Feedback: ossia il numero delle ripetizioni, che in molti pedali può essere impostato all’infinito;
  • Level: il volume delle singole ripetizioni;
  • Modulation: ovvero le modulazioni da applicare alle ripetizioni;
  • Rate: la velocità delle modulazioni di cui sopra;
A differenza dei pedali di riverbero, un delay consente di riprodurre una copia del suono originale anche a distanza di parecchi secondi dalla nota suonata. Questo permette di creare incastri sonori molto suggestivi, in un certo senso accompagnandosi con le proprie stesse note.
I modelli più completi di delay implementano funzionalità come il reverse delay, l’echo, il rhytmic delay e il tap-tempo (per mettere a tempo il delay con il pezzo da suonare). Molto utile può rivelarsi anche il bottone hold, che manda in loop una sequenza di suoni da noi registrata consentendo di suonarci sopra. Ottimi delay per qualità e varietà di impostazioni sono l’Akai Headrush o il Line 6 DL4. Un buon echo-delay, economico ma dal suono particolarmente caldo e vintage è l’Ibanez DE-7.

Il chorus

Come il nome stesso suggerisce, il chorus (coro) vuole simulare l’effetto di un coro, producendo un caratteristico suono molto ampio e presente, simile al suono prodotto da due strumenti che vanno all’unisono.
Il chorus, come il delay, funziona in base ad una leggera “sfasatura” di una o più linee in ritardo rispetto al segnale originale della chitarra. Si tratta però, rispetto al delay, di un ritardo minimo, nell’ordine dei 20 millisecondi, e che viene progressivamente spostato con variazioni costanti, cosa che il delay non fa mantenendo invece un ritardo fisso. Proprio come accade quando due persone, cercando di cantare perfettamente l’una sull’altra, non riescono a non far notare piccole imperfezioni e differenze nell’esecuzione delle melodie.
L’effetto è molto utilizzato in tantissimi generi musicali, e sicuramente da considerare tra i must per qualsiasi chitarrista. Il chorus consente di creare la sensazione di grandi spazi, rendendo il suono più corposo e presente, ma anche più brillante. E’ molto utilizzato anche dai cantanti per ottimizzare la resa vocale. L’utilizzo più frequente del chorus è con la chitarra clean, senza distorsione, meglio per arpeggi o accordi aperti alla Andy Summers. Molto utile anche sulle chitarre acustiche, per simulare l’effetto di una 12 corde, e da provare con la distorsione, soprattutto per parti di chitarra meno aggressive.
Su un chorus solitamente troviamo due controlli base:
  • depth (profondità), con la quale gestiamo l’intensità dell’effetto rispetto al suono pulito;
  • rate, con il quale controlliamo la velocità delle sfasature di cui sopra.
I chorus più professionali possono montare una serie di controlli aggiuntivi, tra cui l’intensity e la possibilità di equalizzare il suono direttamente dal pedale. Una valida possibilità è quella di usare il chorus in modalità stereo invece che mono. Volendo è possibile ottenere un chorus anche regolando opportunamente i controlli un un delay o un flanger.

Altri effetti per chitarra

Distorsore, delay e chorus non esauriscono l’ampia gamma di effetti per chitarra disponibili sul mercato. Molto apprezzato tra gli effetti d’ambiente è infatti il riverbero, talvolta già integrato negli amplificatori, e che consente di simulare quel che accade suonando in un ambiente chiuso, quando le onde sonore vanno a colpire le pareti rimbalzando e producendo una sovrapposizione di suoni. Il riverbero che troviamo nei rack o nelle stomp boxes può essere del tipo room, chambre, hall, plate, gated o reverse.
Molto ricca la gamma degli effetti di modulazione, tra i quali merita una menzione anzitutto il Phaser. Si tratta di un effetto elettronico che miscela il segnale originale con un segnale leggermente ritardato, con l’aggiunta però di alcune cancellazioni di frequenza. L’effetto è molto apprezzato soprattutto per suonare ritmiche funky.
Simile al phaser è il flanger, che però estremizza alcune caratteristiche del suono rendendolo simile al roboare nell’aria di un aereo in decollo e più “scordato” rispetto al phaser.
Interessanti effetti si ottengono anche con il tremolo, che varia ciclicamente il volume della chitarra (si ottiene un caratteristico sound “pulsante”), e il vibrato, che modifica invece l’altezza della nota.
Tra gli effetti di dinamica per chitarra è fondamentale menzionare il compressore, immancabile nelle pedalboard di qualsiasi chitarrista. Il compressore riduce la dinamica del segnale e consente ad esempio di aumentare il sustain delle note suonate sulla chitarra. Solitamente integra anche funzioni da limiter, tagliando i segnali che superano una certa soglia indicata per mantenere uniforme il volume delle note suonate.
E gli effetti d’espressione? Pedali come il Wah-Wah hanno fatto la storia del rock, grazie anche a chitarristi del calibro di Jimi Hendrix. Il Wah viene azionato da un pedale e “controllato” mentre si suona, creando un suggestivo effetto che ricorda il pianto di un infante.
Quando utilizziamo effetti per chitarra sottoforma di pedali, la raccomandazione è quella di creare una buona catena di effetti, imparando a riconoscere la giusta collocazione per ogni singolo effetto della pedaliera. All’inizio della catena degli effetti (ovvero più vicini alla chitarra) si collocano pedali come il Wah o il Volume Pedal, che necessitano di lavorare sul segnale pulito. Quindi tocca di solito al compressore, poi al distorsore, ad un pedale di equalizzazione, ad effetti di modulazione ed infine ad un eco-delay. Tuttavia i problemi che possono sorgere relativamente alla disposizione degli effetti e le varie possibilità rispetto alla loro collocazione nella catena necessiterebbero di un’intera ulteriore guida. Sperimentiamo, dunque, magari contando sul supporto di chi ne sa più di noi o di un valido negoziante.

Migliori produttori

La Boss corporation è una storica azienda giapponese specializzata nella produzione di effetti per chitarre e bassi elettrici. Da sempre sinonimo di qualità, propone un’ampia gamma di effetti a pedali singoli o doppi, pedaliere, accordatori e multi effetto. Tra i prodotti di punta il classico distorsore DS-1, un’ampia gamma di delay e pedali di modulazione e compressori come il CS-2.
La Behringer è un’azienda tedesca che produce prevalentemente mixer, console, amplificatori ed effetti per chitarra. In catalogo, da pochi anni, è un’ampia gamma di stomp boxes in grado di riprodurre un gran numero di effetti, tra i quali i cloni di pedali leggendari. La caratteristica principale dei pedali behringer è il basso costo: il prezzo dei singoli effetti, infatti, ammonta a circa 1/3 di quello dei pedali più blasonati in commercio, mentre la qualità ne risente solo in parte.
Dal 1968 l’americana Electro-Harmonix produce effetti a pedale molto apprezzati, alcuni dei quali diventati veri e propri cult del genere. Su tutti il big muff, una distorsione particolarmente calda e “fuzzosa” che ha fatto la storia soprattutto del rock anni 90. Altro trademark di casa Electro-Harmonix è il Memory Man, un echo-delay molto completo reso celebre soprattutto da The Edge degli U2.
La MXR nasce nel 1973 negli Stati Uniti, ed è oggi un brand Jim Dunlop. Sotto il marchio MXR troviamo una grande varietà di pedali, tra cui ottimi distorsori e un completo stereo chorus. In produzione anche alcuni “signature pedals”, come la distorsione di Dimebag Darrell, l’Overdrive di Zakk Wylde o il phase 90 di Eddie Van Halen.
La Line 6 è un’azienda californiana specializzata nella produzione di chitarre, amplificatori, effetti a pedale, microfoni wireless e software per la registrazione. Tra i prodotti di punta diversi modelli di POD e il delay DL 4 modeler, con un’incredibile varietà di funzioni (16 effetti delay e 18 preset, più un loop sampler).
 
COME DISPORRE E COLLEGARE GLI EFFETTI PER CHITARRA ELETTRICA

L'ordine in cui decidete di disporre gli effetti, ovvero il percorso che il segnale seguirà, ha un'influenza profonda sul vostro sound. Per esempio, se il riverbero viene sistemato prima del chorus, sarà il suono riverberato, non il segnale originario, a subire l'azione del chorus. Certe unità multieffetto o a rack impongono limiti alle scelte, perchè lo stesso apparecchio decide la sequenza (anche se è sempre più frequente vedere i processori multieffetto che permettono di gestire l'ordine dei moduli). I singoli pedali, invece, essendo componenti a sè stanti, si possono fisicamente disporre a piacimento. Può essere una cosa ottima (se sapete quel che fate) o pessima (se proprio non avete idea di cosa fare).

Gli effetti per chitarra.




Dall'equalizzatore, o dalla sezione di controllo del tono, il segnale procede verso la sezione degli effetti, che di solito è composta almeno dal riverbero, al quale si possono affiancare il tremolo, il vibrato, il chorus. Si usano per valorizzare un suono, per conferirgli atmosfera, calore, pienezza o semplicemente per dargli un po' più di personalità.
Oppure anche per l'esatto contrario: per ottenere un risultato del tutto sballato, alieno, distorto, spaziale, subacqueo, straziante, innaturale. Il modo in cui adoperate gli effetti (sull'amplificatore o in qualunque altro punto della catena del segnale) è questione di gusto e dipende dal tipo di reazione che volete suscitare nell'ascoltatore. Brutalità, terrore, rozzezza estrema sono qualità del tutto appropriate al mondo del rock (specie nel punk e nell'heavy metal!) e spesso si evocano proprio utilizzando gli effetti della chitarra elettrica (oltre che l'altissimo volume). Ma, a meno che non siate alla ricerca di un suono davvero eccentrico, scoprirete, via via che farete esperienza, che nella maggior parte delle situazioni musicali il risultato migliore di ottiene dosando gli effetti con oculatezza.
Non confondete la sezione degli effetti dell'amplificatore con gli effetti esterni (pedali e pedaliere). E' vero che gli effetti integrati nell'amplificatore hanno la stessa funzione di quelli esterni e che comunque sono più comodi; ma è vero anche che gli effetti esterni offrono solitamente una varietà più ampia di opzioni. Le caratteristiche fisiche di un effetto dovrebbero influire sulla sua disposizione.

Cavi da usare per collegare gli effetti:
A meno che non utilizziate un multieffetto, in cui il segnale si muove lungo un percorso prestabilito, dovrete interconnettere gli effetti con dei cavi appositi. Purtroppo molti chitarristi risparmiano sulla spesa di questi cavi, non rendendosi conto che il suono ne risente. Utilizzate i cavi migliori che potete, che siano i più corti possibile, quanto basta per uscire da un apparecchio ed entrare nel seguente.


Ecco qualche consiglio su come disporre e collegare gli effetti:
- Effetti riguardanti il gain (come distorsione e Overdrive), equalizzatori, effetti dinamici: la maggior parte dei musicisti preferisce disporre questi effetti all'inizio della catena del segnale, perchè sono loro a dare vigore al suono.
- Effetti di modulazione (come il chorus ed il flanger) e ambientali (come il delay ed il riverbero): questi effetti funzionano benissimo se inseriti normalmente nell'input dell'amplificatore, ma potrebbero suonare ancora meglio collegati a un loop di effetti, che l'innesta dopo le fasi di preamplificazione e regolazione dei toni, con il risultato di mantenere il suono più rispondente alle impostazioni date.
- Pedali: questi apparecchi devono essere disposti l'uno dopo l'altro fra la chitarra e l'amplificatore. Si può decidere di usare un riverbero a pedale inserendolo nel loop degli effetti, se si è convinti che suoni meglio; ma appunto, è una scelta personale.
- Effetti a rack: questo genere di apparecchi ha solitamente un output più forte rispetto ai pedali e perciò può sovraccaricare gli input dell'amplificatore, producendo distorsione, una perdita di qualità nel suono ed inoltre un senso di frustazione (nel chitarrista, non nel suono). E' vero che gli effetti a rack progettati specificatamente per chitarra possono essere collegati sia all'input dell'amplificatore sia al loop degli effetti, mai risultati in termini di suono variano. E' meglio inserirli nel loop. Prima di decidere un acquisto, l'ideale è testare l'effetto sul proprio amplificatore (o, se non è possibile, su uno che abbia caratteristiche molto simili).
Quasi tutti gli effetti aggiungono un po' di gain alla catena del segnale. Badate a non sovraccaricare l'ingresso di apparecchi sensibili come il delay digitale, esaltando eccessivamente il segnale con altri effetti disposti prima del delay. La cosa non provoca danni all'apparecchio, ma il suono risultante potrebbe essere gradevole come quello delle unghie che strisciano su una lavagna.
Se il segnale comincia a frusciare e a produrre rumori inopportuni a causa dell'accumulo di pedali collegati, valutate l'opportunità d'inserire un noise gate alla fine della catena.


Se vi interessa provare il suono di un determinato pedale prima di acquistarlo potete farlo da "QUI"

1 commento:

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